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Note Biografiche


Armando Pizzinato - nato a Maniago (Friuli) 7 ottobre 1910.

Figlio di un caffettiere di paese, ex emigrato.

A 11 anni suicidio del padre per dissesti finanziari.

A 15 anni garzone di un decoratore di chiese. Dopo otto mesi di lavoro compensato con due lire.

A 16 anni fattorino di banca e poi piccolo impiegato.

Prime lezioni di disegno da un professore locale (culto per Irolli). Dipinge gli alberi, i laghi e la campagna.

A 20 anni esame di ammissione all'Accademia di Venezia. Vede per la prima volta Modigliani alla Biennale. Impressionato ne parla nel tema d'esame: ... di queste facce che si ritrovano, che sono nella realtà ...

Frequenta l'Accademia da studente povero.

Vivo interesse per l'Impressionismo francese. I lavori di scuola si muovono in due direzioni: sul post-impressionismo e su composizioni di figure nel paesaggio che si risolvono in fatto culturale (influenza di Carrà). Rispondono a due esigenze diverse. I lavori impressionisti: rendere nell'abbandono quello che sente. Le composizioni: dare a se stesso una certezza sulla stabilità e l'armonia.

Finita la scuola è disegnatore al paese in una fabbrica di ceramiche.

Vince il concorso Marangoni di Udine di 9.000 lire per completare in tre anni gli studi a Roma.

A Roma influenzato dalla scuola tonale.

Poi servizio militare.

Ritorno a Roma. Incontro con Guttuso. Vive due anni nello stesso studio. Si muove ancora sull'Impressionismo con influenze della scuola romana. Ritrattino coll. Petrassi, Cucitrice coll. Valli, Fiori Governatorato di Roma, Composizione di figure premiato al II Premio Bergamo (Galleria d'Arte Moderna di Roma).

Il contatto con la capitale non gli dà compiutezza; non lo libera dall'inquietudine, né gli risolve i complessi di inferiorità.

1939. È dichiarata la guerra. Ritorno nel nord. Ottiene un incarico all'Accademia di Belle Arti di Venezia.

1940-41. Lavora sulla risonanza del periodo romano. Paesaggio coll. Lazzari, Natura morta Galleria d'Arte Moderna di Venezia (nota da inserire. non a VE forse intende Roma), Natura morta col teschio esposto al III premio Bergamo.

1942. L'inquietudine si accentua. Studia attentamente la sua posizione e la riconosce come un fatto provinciale su un sensibilismo (quello che sento) privo di problematica.

Primo interesse per le idee generali.

Innesto sulla tradizione europea. Inizia su un piano espressionista con Paesaggio veneziano, Interno con natura morta di collezionisti milanesi, Nuda in giardino esposto al IV premio Bergamo. Ma l'espressionismo gli si rivela come impressionismo di stati d'animo. Lo lascia.

È la Francia, con il cubismo, con i problemi formali, che lo prende. Sull'attesa di qualche cosa di preciso che gli deve venire.

Il passaggio dall'espressionismo a questo nuovo periodo è dato dal quadro Fiori coll. Fila. L'espressionismo si chiude, si essenzializza. L'interesse si sposta ora sul ritmo. Ritmo come chiusura di forme. Poche, sull'essenziale. Volontà di ricerca cromatica su colori ridotti. Nudino distrutto bombardamento di Milano. Natura morta distrutta idem. Nudo coll. Fila, riprodotto nel libro Arte contemporanea di Cairola.

1943. Accentua il problema formale. Il colore si libera dall'influenza dell'oggetto. Ballerina coll. Martellotti. Natura morta con cipolla, Figura seduta coll. Meneghelli.

1943-45. Resistenza. Necessità di entrare attivamente nella lotta. Non sull'avventura o sull'odio. Solo come una cosa giusta. Nella disciplina e nella responsabilità della vita clandestina si riconosce come uomo.

1945. Crisi aperta. Non sull'uomo, ma sull'artista. Uomo nuovo con nuove necessità, arte nuova con nuove necessità. Come muoversi? Dove muoversi? Realismo? Quale realismo? Il soggetto?

Tentativi di ripresa con Natura morta coll. Meneghelli, Lo squero premio Matteotti 1946. Non soddisfatto per la ricerca - sul gusto - di un preziosismo di colore. La bella materia.

1946. I problemi si accentuano. Sulla revisione. Rosso. Rosso, per un cristiano è peccato. Per un anarchico distruzione. Rosso, invece, come accentuazione di vita. Ritrovarsi qui in terra nel rosso e dire: "C'è l'uomo". Ritrovarsi qui in terra nel giallo e dire: "C'è l'uomo". Ritrovarsi qui in terra nel bianco e dire: "C'è l'uomo". Ridare ai colori una nuova funzione.

Di Giotto che crea una Madonna alta, sulla verticale, e dietro ci mette una forma che scende. Una forma che scende e non sale. Il discorso sull'uomo. Ritrovarsi qui in terra nelle forme e dire: "C'è l'uomo".

Ridare agli spazi una nuova funzione.

Di un colore che entra nell'altro. Di uno spazio che porta violenza. Dire invece che c'è l'uomo ed è libero. L'aria circola intorno.

E dei ritmi spaziali interiori: -"Come si muove dentro?"- Una gru sull'acqua e le case che linee richiamano all'interno? Che spazi interiori collega?

Ecco, dare per ora l'equivalente dei ritmi spaziali interiori per arrivare un domani a rendere le spazialità interiori.

Oggi sul ritmo che è ancora movimento, domani su spazialità che saranno costruzioni precise. Su contenuti di un uomo col mito.

Questa è la problematica.

Realizza: Grandi tempere colorate: Mostra della Liberazione assieme a Vedova. (Partigiani nella baita). Pannelli decorativi all'Angelo. Serie di tempere colorate e pastelli. Natura morta con pesci I premio Torino. La cena del pescatore, Porto con gru (Galleria d'Arte Moderna di Venezia), Interno (coll. Fischl, Milano).

Gli interessano i pastelli, come materie, per una immediatezza e per una schiettezza di colore, senza interferenze (giallo-giallo, rosa-rosa). La Natura morta con pesci di Torino non lo soddisfa per certo colore non puro.

1947. Continua a produrre tempere colorate e pastelli.

Si precisa una necessità sulla composizione. Bambine che giocano, I suonatori ambulanti, Il cantiere, Galleria d'arte Moderna, Roma, Uomo al pianoforte, coll. Cavellini, Brescia.

Partecipa alla I mostra del Fronte Nuovo delle Arti, Galleria della Spiga a Milano, alla mostra della giovane pittura a Riccione. Pannelli all'Angelo Storia dell'Angelo. Mosaico Dragamine e faro alla Handcraft as a Fine Art a New York.

1948. Il problema è sempre sul colore e sulla linea. Per liberare il colore dalle vecchie risonanze. Ricerca di un colore timbrico (risonanze come coesione). Rifiuto di quella certa reperibilità visiva sulla quale la polvere dorme tranquilla da secoli. Parte da una realtà in movimento per dare una realtà in movimento. La scossa che prova vuole riproporla. E il quadro serve. Non per essere appeso e contemplato con distacco.

Partecipa alla Quadriennale di Roma e alla Biennale di Venezia,

Alla Biennale espone cinque lavori: Cantiere, Primo maggio coll. Guggenheim, I difensori delle fabbriche, I cantieri e Canale della Giudecca.


Armando Pizzinato, testo inedito, [1948]


 

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