A Zaira
Sette dicembre millenovecentosessantatre
Il cielo è pulito, non una nuvola
ed è il tuo primo compleanno di morte
Senza un saluto
te ne andasti
allora.
Lamentandoti
come un animale ferito
e m'hai lasciato per sempre.
Poche volte
fin'ora
t'ho ritrovata in sogno.
Ancora t'ho amata, ancora.
Pur morta.
Ed eri così bella!
Ora che sei?
Quanto ho invocato il tuo spirito,
chiesto un solo segno di te!
Nulla.
Oltre la morte non c'è niente?
Qui,
dove sto ancora,
in mille segni t'ho ritrovata.
Presente
per quel che valevi di più.
Vent'anni assieme.
Ricchi d'emozione
e anche belli. Non credi?
___________
Oggi son tornato là,
dove han messo il tuo corpo
che avrei voluto, più mio, qui.
Dal nostro giardino
t'ho portato un tralcio d'edera,
solo un tralcio leggero.
Per giorni ho cercato
qualcosa di non banale,
per farlo vivere vicino al tuo corpo morto.
Ho trovato solo
un vecchio candelabro d'ottone,
ma con le mie mani
l'ho fissato alla pietra che ci separa.
Con questo vorrei dirti grazie
per quel che m'hai dato.
Ma basta?
Dovrei dirtelo con qualcosa che l'eguagliasse.
E come potrei mai comprarlo
e dove trovarlo?
Non ti sembri meschino.
Qui ogni cosa è provvisoria
e non sappiamo nulla.
In questo momento
so solo un desiderio.
Uno solo:
"Quando toccherà anche a me,
in qualche posto,
vorrei ritrovarti!"
Arrivederci Zaira.
(Poesia scritta nel 1963)